
Il CUS Cosenza Aikido consolida la sua importanza come polo di riferimento didattico per il Sud Italia (e non solo), inaugurando la stagione dei seminari formativi del 2025 con il M° Francesco Barreca, uno dei Senpai della Takemusu Aikido Association Italy.
A cura del M. Carlo Caprino
Ancora una volta, il M° Giuseppe La Delfa e tutti gli studenti dello Shinjin Dojo di Rende hanno dato corpo ed anima ad un evento dal grande valore tecnico e umano, che ha portato sul tatami del CUS Cosenza Aikido diverse decine di praticanti provenienti da Calabria, Sicilia, Puglia, Campania ma anche Lombardia e Veneto, a evidente testimonianza di quanto questi appuntamenti costituiscano un importante richiamo per i praticanti di tutta Italia.
Un praticante di Takemusu Aikido che segua la pedagogia di Saito Morihiro come trasmessa da Paolo Nicola Corallini, Direttore Tecnico della Takemusu Aikido Association Italy, è un “traghettatore di tradizioni”, un custode di valori e principi che ha il dovere di trasmettere puri e incontaminati alle generazioni successive di praticanti. E’ una delle molte citazioni degli insegnamenti orali dei Maestri che Francesco Barreca ha utilizzato nel corso delle sue sessioni, per sottolineare l’importanza di evitare personalismi ed interpretazioni, rimanendo fedeli a quanto il Fondatore dell’Aikido ha ideato e Saito Morihiro schematizzato, organizzando un modello pedagogico razionale ed efficiente.
La giornata di sabato 29 ha visto i presenti sul tatami impegnati nella pratica del San Ju Ichi No Kumi Jo, suddiviso nei diversi moduli che ne rendono più facile l’apprendimento e che chi ha avuto la possibilità di visitare il Dojo privato di Paolo N. Corallini Shihan ha visto in un kakemono, nella sequenza vergata di suo pugno dallo stesso Saito Morihiro.
“L’Aikido è fatto di angoli corretti”, ha ricordato M° Francesco Barreca citando un altro kuden, e questa affermazione appare tanto più importante nella pratica delle buki waza, quando l’utilizzo di jo e bokken rendono evidente la capitale importanza di evasione dalla seichusen, la comprensione delle traiettorie di affondi e parate, la differenza tra shomen e yokomen, solo per citare alcuni esempi.
Dopo la pausa dedicata al pranzo, prima della ripresa della sessione pomeridiana, il tatami è stato scaldato da un esami di passaggio al grado di Ikkyu, anteprima a quello forse più importante ma non certo meno impegnativo per il grado di Shodan, la famigerata “cintura nera”. Per oltre un’ora la giovane candidata ha affrontato con determinazione (ed un pizzico di comprensibile emozione) una prova che ha visto M° Francesco Barreca dispensare consigli e correzioni, salutando poi con i complimenti per la promozione una stanca ma soddisfatta Sofia, che con il suo successo ha dato lustro anche al CUS Cosenza Aikido, al M° Giuseppe La Delfa e allo Shinjin Dojo di Rende.
Al termine della giornata, conclusa la approfondita analisi dedicata al San Ju Ichi No Kumi Jo e prima di concedesi il meritato piacere della atmosfera conviviale calabra che ha caratterizzato la accoglienza del M° Francesco Barreca e degli ospiti provenienti da fuori regione, è rimasto il tempo per approcciale lo studio di altre due pratiche fondamentali dello Aiki-jo, ovvero il Roku no jo e le Jo barai.
Sebbene non comprese nei programmi di esami ufficiali, queste due pratiche rivestono una capitale importanza nell’ambito della pratica con il jo; il roku no jo infatti non è solo una “estrapolazione” del San Ju Ichi No Jo Kata, ma è il punto di partenza di due percorsi didattici per portano in un caso all’Ichi no jo, in cui la intera sequenza viene eseguita nel tempo e nello spazio di un kiai, e nel secondo alle dodici variazioni del Yon no jo henka.
Altrettanto importanti sono le sette parate del jo barai, che innervano tutte le pratiche in coppia dello Aiki-jo, costituendo non solo la necessaria premessa per la esecuzione delle tecniche di attacco e difesa, ma anche uno strumento prezioso per “toccare con mano” l’importanza di concetti come ma-ai e della progressione didattica che dal dankai-tekini porta al kiai-de.
La mattina di domenica è dedicata allo Aiki-ken, con la analisi dei primi due kumi tachi, esplorati prima nella loro forma di base e poi nelle quattro canoniche variazioni, concluse con una tecnica di tai jutsu o di bokken, a seconda dei casi.
Anche in questa sessione, alla evidente importanza tecnica della pratica proposta dal M° Francesco Barreca, si è unita la occasione – propria della pedagogia di Saito Morihiro – di proporre un filo logico e progressivo per la comprensione di principi fondamentali e tecniche complesse, in una logica “top to down” che nella sua (solo apparente) semplicità ha permesso tanto a praticanti esperti che principianti di trarre profitto da quanto praticato su tatami.
Sebbene il fine settimana sia stato dedicato alle buki waza, i principi appresi sono stati più volte rimarcati anche nella loro applicazione a mani nude. Il M° Francesco Barreca non ha mancato di ricordare un altro famoso kuden, il “tai justu ken jo zenbu onaji desu” che ci ricorda quanto il Takemusu Aikido sia “uno e trino”, in un parallelo che – lungi dal voler essere sacrilego – evidenzia anche il fondamentale valore spirituale dell’Arte di Ueshiba Morihei.
L’ultimo applauso segna il fine del seminaro; spazio alle foto di gruppo, ai saluti e alla piega delle hakama. E’ tempo di ripartire, mentre si prendono già accordi per il prossimo seminario.
Ancora una volta il CUS Cosenza Aikido, il M° Giuseppe La Delfa e tutti gli studenti dello Shinjin Dojo di Rende hanno dato forma e sostanza al sentimento di “Aikido no kazoku”, a quel sentirsi parte di una grande famiglia che unisce i praticanti aldilà dello spazio e del tempo. Lo hanno fatto con una macchina organizzativa oramai rodata, alimentata da dedizione e disciplina, passione e disponibilità, combustibili preziosi di cui sembrano essere dotati in maniera straordinariamente abbondante.