O Sensei Morihei Ueshiba

O
(da IWAMA RYU AIKIDO di Paolo N. CoralliniSperling & Kupfer, 1999)

E’ difficile apprezzare l’unicità dell’Aikido senza conoscere il suo straordinario fondatore, Morihei Ueshiba. Quest’uomo innovativo rappresenta una sfida per gli storici, non semplicemente perché è vissuto in un’epoca precedente molto diversa dalla nostra, ma perché era una persona del tutto particolare, anche per il suo tempo e per il contesto culturale di allora. Il suo punto di vista esoterico era pesantemente influenzato dalla religione Omoto Kyo ed è quasi incomprensibile per i giapponesi moderni. Tale sfida diventa anche più grande per gli adepti stranieri dell’Aikido, che sperano di assorbire la filosofia del fondatore, a causa della barriera costituita dalla lingua giapponese. L’apprendimento dell’Aikido sembrerebbe quindi senza speranza se non fosse per l’esistenza delle tecniche stesse, che offrono un approccio alla essenza dell’arte, indipendentemente dalla lingua e dalla cultura. L’uomo che sarebbe diventato il fondatore dell’Aikido era nato nella cittadina di Tanabe, attualmente nella prefettura di Wakayama, il 14 Dicembre 1883. Suo padre, Yoroku, era un benestante impegnato per molti anni nel consiglio comunale locale. La fama della potenza fisica di Yoroku sopravvive ancora oggi e qualcuno ha ipotizzato che il padre di Morihei fosse egli stesso un praticante di arti marziali veramente dotato. Yoroku fu felicissimo alla nascita di Morihei, suo unico figlio maschio, dopo aver avuto tre figlie. Morihei da bambino era debole e suo padre tentò di tutto per migliorare la sua salute e lo incoraggiò a fortificare il suo fragile corpo. Morihei frequentò soltanto il primo anno delle scuole medie. A diciassette anni lasciò la sua casa per diventare mercante a Tokyo con l’aiuto di ricchi parenti e lavorò in una cartoleria. Fu durante questa breve permanenza a Tokyo che ebbe il suo primo contatto con le arti marziali presso la scuola Tenjin Shinyo ryu, che frequentava la sera. Egli fu costretto ad abbandonare Tokyo dopo meno di un anno, quando si ammalò di beriberi. Ritornò alla sua nativa Tanabe, dove in breve tempo si ristabilì completamente. L’esperienza a Tokyo dimostrò che Morihei non era versato per la professione di mercante. Il Giappone stava preparando le forze armate prima della guerra russogiapponese e Ueshiba, essendo un tipo avventuroso, si arruolò nel 1903.

La sua predisposizione per le arti marziali trasparve particolarmente durante l’allenamento con la baionetta, dove si mise in evidenza come uno dei migliori. Durante il servizio militare Morihei ebbe anche l’opportunità di allenarsi in una succursale della scuola Yagyu, probabilmente Yagyu Shingan ryu, vicino a Osaka, dove prestava servizio.

L’ampiezza e il contenuto dei suoi studi della tradizione classica è ancora oggetto di indagine. Si sa, comunque, che anche dopo il suo congedo dalle forze armate nel 1906, qualche volta egli si recò dalla nativa Tanabe a Sakai, dove si trovava il dojo della scuola Yagyu. Gli anni seguenti di Morihei a Tanabe furono piuttosto irrequieti, poiché era alla ricerca di un modello di vita da seguire. Per un breve periodo praticò con scarso interesse il judo, quando suo padre fece venire un giovane insegnante dal Kodokan dojo per insegnare alla gioventù locale. Comunque Morihei non aveva intenzione di restare a Tanabe per sempre. In quel tempo, il governo giapponese concedeva incentivi per incoraggiare le persone a stabilirsi in Hokkaido per favorirne lo sviluppo. Tentato dalla prospettiva di una nuova avventura, nel 1912 Morihei organizzò e condusse un gruppo di 54 famiglie in Hokkaido. Il gruppo si stabilì definitivamente nella remota parte nord dell’isola, in quello che sarebbe diventato il villaggio di Shirataki. La vita spartana dei coloni era imperniata sull’agricoltura e sull’uso e commercio del legname ed era contraddistinta dalla sopravvivenza nei duri inverni di Hokkaido. Morihei sembrò reagire molto bene alle severe condizioni di questa regione così isolata. Egli fu come una guida per i suoi concittadini e aiutò nuove famiglie a stabilirvisi. Per un breve periodo partecipò anche alla politica locale, occupando la carica di consigliere. Ma l’evento più importante durante questi anni, almeno relativamente allo sviluppo dell’Aikido, fu l’incontro di Morihei con un eccentrico ma veramente esperto insegnante di ju jutsu, Sokaku Takeda. Soltanto pochi anni prima Takeda si era stabilito in Hokkaido, che raggiungeva spesso per tenervi seminari di ju jutsu. Morihei incontrò per la prima volta Sokaku nel febbraio 1915, nella città di Engaru.

Nonostante il trentaduenne Morihei fosse abbastanza bravo nelle arti marziali, non poteva essere paragonabile a Takeda, che viveva il momento della sua forma migliore. Il futuro fondatore dell’Aikido rimase affascinato dalla potenza e dalle tecniche complicate dell’arte di Sokaku, conosciuta come Daito Ryu ju jutsu. Morihei si dedicò totalmente all’apprendimento del Daito Ryu, invitò anche Sokaku a vivere con lui in modo da poter ricevere lezioni private e spese una fortuna per studiare sotto la direzione di Takeda; fu anche aiutato da suo padre, che da Tanabe inviava soldi per permettere al figlio Morihei di far fronte alle spese. Morihei diventò uno dei migliori allievi di Sokaku e qualche volta lo accompagnava nei suoi viaggi in tutta l’isola per l’insegnamento. Durante la sua permanenza nell’isola di Hokkaido, Ueshiba ricevette il certificato di primo livello (primo mokuroku) da Takeda e acquisì una notevole bravura nell’arte. Il bagaglio tecnico del Daito Ryu, che egli aveva studiato, consisteva in alcune centinaia di tecniche di jujutsu con complesse immobilizzazioni articolari e controlli. Takeda dimostrava di possedere anche un’abilità chiamata “aiki”, grazie alla quale era in grado di controllare la mente dell’attaccante, neutralizzandone così l’aggressione. Era anche un esperto nell’uso della spada, nello shuriken, e nell’arte del ventaglio. Le tecniche di Takeda avrebbero formato più tardi la base di tutti i movimenti di Aikido e il loro contributo all’arte di Morihei Ueshiba non dev’essere sottovalutato.

La vita di Morihei a Shirataki e l’allenamento nel Daito Ryu s’interruppe improvvisamente nel dicembre dei 1919, quando ricevette un telegramma con la notizia che il padre Yoroku era gravemente malato e gli si chiedeva di ritornare immediatamente a Tanabe. Morihei sistemò i suoi affari e lasciò la sua modesta casa di Shirataki con tutto l’arredamento a Sokaku. Partì da Hokkaido per non tornarvi e corse dal padre morente. Nel lungo viaggio di ritorno a Tanabe, Morihei ebbe l’opportunità di avere una conversazione con un compagno di viaggio che parlava entusiasticamente dei poteri curativi di un leader religioso straordinario di nome Onisaburo Deguchi. Influenzato dal desiderio d’incontrarlo per chiedergli di pregare per la salute del padre, Morihei decise improvvisamente di deviare verso la piccola città di Ayabe, centro della religione Omoto, vicino Kyoto. Il carismatico Onisaburo impressionò molto Morihei, che finì per trascorrere alcuni giorni ad Ayabe, prima di continuare il viaggio per Tanabe. Quando Morihei arrivò finalmente a casa Yoroku era già morto. Psicologicamente distrutto per la morte di suo padre, egli lottò per superare il dolore di tale perdita. Il suo comportamento nei mesi successivi fu strano e causa di preoccupazione per la famiglia e gli amici. Alcuni mesi dopo, incapace di dimenticare il suo incontro con Onisaburo Deguchi, Morihei decise di spostarsi ad Ayabe per cercare la pace interiore in un’ascetica vita nei confini della religione Omoto. Ueshiba iniziò una nuova vita nella comunità Omoto Kyo con sua moglie Hatsu e con la figlia di otto anni, Matsuko. Abbracciò entusiasticamente la vita semplice dei membri della setta e presto diventò parte della stretta cerchia dei sostenitori di Onisaburo. Deguchi era impressionato dall’abilità nelle arti marziali di Morihei e lo incoraggiò a insegnare ai seguaci Omoto interessati. Questo portò all’apertura in casa sua della scuola privata “Ueshiba”, dove Morihei insegnò Daito Ryu ju-jutsu. Nel 1922 Morihei ricevette una visita del suo insegnante, Sokaku Takeda, che arrivò con la sua famiglia e vi restò per quasi sei mesi. Onisaburo nutrì un’immediata antipatia per l’eccentrico e sospettoso Takeda e Morihei si trovava in una scomoda posizione fra i due. Sebbene il carattere di Takeda fosse scarsamente compatibile con la comunità dei credenti religiosi, egli insegnò a molti membri della setta nella casa di Ueshiba, che al termine della sua permanenza insignì di un certificato di insegnante. Onisaburo Deguchì nutrì progetti esagerati nel suo tentativo di espandere l’influenza della religione Omoto. Uno dei più spinti era il piano di creare un utopico stato religioso in Mongolia.

Accompagnato da un piccolo gruppo di amici intimi, tra cui Ueshiba, Onisaburo partì per il continente nel febbraio 1924. Per raggiungere il suo obiettivo, Onisaburo si unì al comandante ribelle di questa regione; fu una decisione sbagliata: lui e il suo gruppo giapponese furono presto catturati e arrestati dalle autorità cinesi. Tutti i membri del partito di Onisaburo furono condannati a morte e sopravvissero soltanto per il miracoloso intervento del consolato giapponese all’ultimo momento. Alcune foto di Deguchi e dei suoi compagni testimoniano questa loro spaventosa esperienza. Dopo il suo ritorno in Giappone, Morihei riprese la sua vita normale ad Ayabe. Tra i suoi studenti di Daito Ryu c’erano ufficiali della marina, fra cui il famoso ammiraglio Seikyo Asano, anch’egli un devoto credente Omoto; pian piano la fama della sua bravura cominciò a espandersi. Asano parlava con grande ammirazione di Ueshiba con i suoi colleghi della marina e spinse un altro ammiraglio, lsamu Takeshita, a fare un viaggio ad Ayabe per vedere l’arte di Morihei. Takeshita rimase estremamente impressionato e vennero presto adottate iniziative per condurre Morihei a Tokyo e organizzare dimostrazioni e seminari. Tra coloro che aiutarono Ueshiba c’era un ammiraglio in pensione e due volte primo ministro, Gombei Yamamoto. Il rapporto tra Ueshiba e la religione Omoto era uno svantaggio, secondo il punto di vista di molti dei suoi sostenitori, compreso Takeshita. Nonostante ciò, la sua eccezionale abilità nel ju-jutsu e il suo carisma lo resero un insegnante famoso nell’élite militare e politica di Tokyo; per questo motivo egli fece alcuni viaggi nella capitale nel biennio 1925-27.

Finalmente, dopo aver discusso la situazione con Onisaburo e avere ottenuto la sua approvazione, Ueshiba decise di trasferirsi con la famiglia a Tokyo per dedicarsi completamente all’insegnamento. Nei primi anni dopo il suo trasferimento a Tokyo, Ueshiba insegnò nelle residenze private di alcuni dei suoi sostenitori. I suoi allievi appartenevano soprattutto a caste sociali elevate: alti ufficiali, uomini politici e membri dell’alta finanza. L’ammiraglio Takeshita, che era un amante delle arti marziali e che allo stesso tempo era stato presidente della Sumo Association, era un sostenitore particolarmente attivo. Egli studiò Daito Ryu per più di dieci anni e insegnò in casa sua. Fece del tutto per introdurre Ueshiba e la sua arte nelle giuste classi sociali ed è improbabile che il fondatore dell’Aikido sarebbe riuscito a fare ciò che fece a Tokyo senza l’aiuto dell’ammiraglio. L’arte di Ueshiba, che era conosciuta con diversi nomi nei primi anni a Tokyo, gradualmente crebbe in popolarità. Finalmente, nel 1931, per gli sforzi di Takeshita e di altri, vennero raccolti i fondi sufficienti per creare una struttura per l’allenamento permanente, il Kobukan Dojo. Questo era situato a Shinjuku, un importante quartiere di Tokyo, nello stesso luogo dove ora sorge l’Aikikai Headquarters. Tra gli uchideshi e gli allievi di Ueshiba nel periodo del Kobukan c’erano praticanti famosi come Yoichiro Inoue, Kenji Torniki, Minoru Mochizuki, Tsutomu Yukawa, Shigemi Yonekawa, Rinjiro Shirata e Gozo Shioda.

Come risultato dei suoi numerosi contatti con ufficiali della marina e dell’esercito, Ueshiba fu incaricato d’insegnare le arti marziali in diversi istituti militari, come la Toyama School per gli ufficiali dell’esercito, la cosiddetta Nakano Spy School, l’Accademia Navale e altri luoghi. Per parte di questo periodo, Ueshiba insegnò attivamente le tecniche dei Daito Ryu Aikijujutsu della scuola Takeda, e rilasciò dei certificati con il nome di questa scuola. Comunque la relazione di Morihei con l’esigente Takeda era diventata tesa e gradualmente Ueshiba sì allontanò da lui. Sembra che non abbia avuto ulteriori contatti con Takeda dopo il ’35, sebbene le tecniche di Daito Ryu costituissero ancora la maggior parte del repertorio tecnico di Ueshiba. La sua arte, negli anni precedenti la guerra, era conosciuta col nome di Aikibudo. Durante tutto questo periodo, Ueshiba conservò stretti rapporti con la religione Omoto e Onisaburo. Infatti, la Società per la Promozione delle Arti Marziali, fondata sotto gli auspici della setta per volere di Onisaburo, era stata specificamente creata per promuovere l’arte marziale di Morihei. Succursali vennero aperte un po’ dappertutto in Giappone e si tennero seminari, di solito in concomitanza con le riunioni Omoto. Questa organizzazione operò tra il 1931 e la fine del 1935, quando la chiesa Omoto fu brutalmente soppressa dal governo militare giapponese. Alla fine degli anni ’30 l’esercito giapponese aveva invaso la Cina e molte parti del sud est asiatico. La maggior parte dei migliori insegnanti e studenti di Ueshiba prestavano servizio militare; questo ridusse il numero dei praticanti del Kobukan dojo e nel momento in cui cominciò la guerra nel Pacifico erano rimasti soltanto in pochi nel dojo. Nel 1942, dopo essersi ammalato di una seria malattia intestinale, Ueshiba si ritirò nel villaggio di lwama, nella prefettura di lbaragi, dove aveva comprato della terra alcuni anni prima. Lontano dalla caotica vita nella Tokyo lacerata dalla guerra, Morihei si impegnò nell’agricoltura, nell’allenamento e nella meditazione. Questi anni trascorsi a Iwama furono determinanti per lo sviluppo del moderno Aikido.

Libero, come mai prima, di dedicarsi ai suoi studi del budo con totale concentrazione, Morihei s’immerse in un allenamento intensivo e nella preghiera, nel tentativo di perfezionare ulteriormente un’arte marziale finalizzata a risolvere pacificamente il conflitto. Nel momento in cui finì la guerra, molti giapponesi erano in miseria e spesero tutte le loro energie per sopravvivere e per assicurarsi il cibo. Il fondatore ebbe pochi studenti a lwama in questo periodo, perché quelli che aveva prima della guerra erano dispersi un po’ dappertutto nel sud-est dell’Asia e molti dovevano ancora essere rimpatriati. Nell’estate del ’46 un giovane impiegato della Japan National Railways s’iscrisse nel dojo di Ueshiba: era Morihiro Saito. In quel tempo nessuno avrebbe detto che quel giovane allievo fosse destinato a diventare per molti aspetti il successore tecnico del fondatore. Dopo aver passato alcuni anni confinato a lwama, il fondatore iniziò un serio studio della spada e della lancia, conosciuti in Aikido come Aiki ken e Aiki jo. Il fondatore riteneva l’uso di queste armi fondamentale per una corretta esecuzione delle tecniche a mani nude. Infatti il concetto di Ueshiba di un programma dell’Aikido era quello di un sistema che comprendesse tecniche con e senza armi. Per la maggior parte di questo periodo il giovane Saito fu il partner abituale nell’allenamento di Ueshiba, e fu testimone di molte tecniche e insegnamenti, che raramente il fondatore eseguiva in pubblico. Durante questa fase della sua vita a Iwama, il fondatore formulò anche il concetto di Takemusu Aiki, cioè la spontanea esecuzione di infinite tecniche nel modo appropriato in ciascuna circostanza specifica.

A partire dalla metà degli anni ’50, Ueshiba si spostava più frequentemente da Iwama, trascorreva alcuni giorni a Tokyo, poi faceva ritorno a Iwama o visitava amici e studenti a Osaka e Wakayama. Egli ricevette molti inviti ed era difficile in quel periodo individuare con esattezza quando avrebbe insegnato all’Aikikai Headquarters a Tokyo. Molti studenti che iniziarono dopo la guerra ebbero l’opportunità di assistere all’insegnamento del fondatore e rimasero ispirati dai suoi movimenti potenti e al tempo stesso armonici. Ueshiba era per natura un ottimista e spesso durante l’insegnamento mostrava il suo lato allegro. In altri momenti, specialmente quando parlava del significato più profondo dell’Aikido durante le lezioni o in occasioni informali, rivelava il lato più contemplativo della sua natura. Sempre spontaneo, il fondatore spesso si arrabbiava se vedeva studenti praticare in modo pericoloso o senza la dovuta serietà. Nei suoi ultimi anni, quando la sua salute cominciava gradualmente a peggiorare, Ueshiba trascorse più tempo a Tokyo. Non più capace di muoversi velocemente e liberamente come faceva quand’era giovane, il suo Aikido subì una trasformazione: molte delle sue tecniche divennero essenziali, egli proiettava i giovani e robusti allievi con rapidi gesti delle mani, qualche volta senza nemmeno toccarli.

Poiché questa fase della vita di Ueshiba corrispondeva con i primi passi della crescita internazionale dell’Aikido, l’immagine di questo piccolo vecchio uomo dalla barba bianca, che con i soli movimenti delle mani riusciva a dominare gli attaccanti, rimase impressa nella mente di molti studenti e insegnanti di quest’arte. L’Aikido del fondatore, negli ultimi anni della sua vita, può essere inteso come un naturale sviluppo della sua precedente esperienza ma, come Ueshiba stesso amava sottolineare, la sua abilità in questo periodo era il prodotto di più di sessant’anni di studio e di allenamento. La grande pubblicità ottenuta tramite le dimostrazioni in pubblico e la grande disponibilità di film sul fondatore hanno fatto nascere molti imitatori. Il fondatore mori il 26 Aprile 1969 per un cancro al fegato. Gli succedette come capo dell’Aikido Foundation il figlio Kisshomaru Ueshiba, che assunse il titolo di “Nidai Doshu” (secondo Doshu).

Altri stili di Aikido sono praticati tutt’oggi: lo Yoshinkan Aikido, fondato da Gozo Shioda, enfatizza lo stile duro di prima della guerra; lo Shinshin Toitsu Aikido, creato da Koichi Tohei, è uno stile che sottolinea il concetto di ki; Tomiki Aikido, formulato da Kenji Tomiki, comprende una forma di competizione; e lo Yoseikan Aikido, fondato da Minoru Mochizuki, è un sistema che comprende e armonizza gli elementi di Aikido, Judo, Karate e Kenjutsu.

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