Cronache da un seminario: TAAI annual meeting, Osimo 14 e 15 settembre 2024

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A cura del M° Carlo Caprino

Per molti praticanti sportivi, settembre è il mese in cui, dopo l’interruzione dovuta alle vacanze estive, si ritorna alla pratica in sala, in campo, in palestra ed in Dojo. Per i soci della Takemusu Aikido Association Italy è anche il mese in cui si svolge l’evento istituzionale forse più importante dell’anno, quello che – per certi aspetti – non solo segna l’inizio della stagione sportiva ma traccia anche le linee guida di come questa si svolgerà.

Anche quest’anno è il Pala Manuali ad ospitare il tatami su cui si incontreranno, nel fine settimana del 14 e 15 settembre, un centinaio di praticanti provenienti da tutta Italia e da una decina di nazioni europee ed africane, a testimonianza ulteriore della universalità del concetto di Aikido no Kazoku tanto caro sia al Fondatore O’Sensei Ueshiba Morihei che allo stesso Saito Morihiro Shihan.

La direzione del seminario è affidata a Paolo Nicola Corallini Shihan, Direttore Tecnico della Takemusu Aikido Association Italy, coadiuvato per l’occasione da Francesco Corallini Sensei, che apre la sessione di pratica del sabato mattina con la tradizionale pratica dedicata all’Aiki jo. Si comincia con la sequenza oramai rodata e sempre opportuna che offre a tutti – esperti o principianti – un utile ripasso del curriculum tecnico di base costituito dai venti suburi e dai kata 31 e 13, eseguiti sia in maniera lenta che poi con maggiore kime. A questi si aggiunge la serie di diciotto movimenti mostrata da Saito Morihiro negli anni ’60 che – pur non codificata ufficialmente come kata – offre un interessante panoramica sullo sviluppo della didattica delle varie progressioni dello Aiki jo.

Si passa poi alla esecuzione del San-ju ichi no kumi jo, nelle varie sequenze in cui è suddiviso per apprendere al meglio i vari passaggi. Oltre a puntualizzare alcuni aspetti tecnici fondamentali, quali il costante hanmi, il modo corretto di impugnare il jo, la modalità di esecuzione dei vari colpi, la necessità dell’intervallo di un paio di secondi tra un movimento e il successivo nella modalità dankai-tekini, Paolo Corallini Shihan non ha mancato di ribadire alcuni fondamentali principi incarnati nella didattica di Saito Morihiro Shihan, e tra questi la necessità di proteggere l’eredità tecnica (e non solo!) ricevuta dal Fondatore e l’impegno di trasmetterla al meglio delle nostre possibilità, senza approssimazioni o variazioni personali. Questo, come è ovvio, non priva nessuno del libero arbitrio e della possibilità di dedicarsi ad una ricerca personale, che deve però essere opportunamente distinta e – nel caso di un insegnante –  chiaramente separata dall’insegnamento che ci impegniamo a impartire ai deshi, essendo peraltro chiaramente testimoniato da numerosi libri e video quale sia l’insegnamento basico e quale no.

Non sono mancate, tra un passaggio e l’altro del San-ju ichi no kumi jo, altre puntualizzazioni tecniche, apparentemente banali ma vieppiù necessarie per ricordare i principi fondamentali: mirare al giusto bersaglio, curare il ma-ai e non trascurare l’aspetto marziale dell’Aikido, in considerazione del quale – durante la pratica – dobbiamo vedere nel partner non un amico ma un avversario. E anche in questo seminario una parentesi è stata dedicata al modo corretto di pronunciare i termini giapponesi e comprenderne il significato, in modo da intonare correttamente i kiai.

La sessione mattutina è poi proseguita con la pratica dei jo mochi nage, cominciata con la esposizione da parte di Paolo Corallini Shihan dei diversi modi in cui tori può dare inizio alla tecnica, offrendo al partner la presa del suo jo. Tra una applicazione di nikyo ed un ude garami, tra una proiezione in kokyunage e diverse applicazioni di shihonage la mattinata scorre veloce ed è già ora della pausa pranzo.

Si riprende nel pomeriggio con la assemblea riservata ai soci TAAI, in cui vengono comunicate le date dei prossimi seminari già confermati e si chiariscono gli aggiornamenti burocratici derivanti dalle recenti normative di legge.

Si torna poi sul tatami per la sessione dedicata al tai jutsu, con una approfondita analisi dedicata da Francesco Corallini Sensei al significato dei termini “musubi” e “michibiki”, corroborata dagli esempi pratici evidenziati nelle diverse tecniche proposte e completata dal parallelo con concetti quali kokyu, kuzushi, tsukuri e kake.

Nella seconda parte della sessione pomeridiana è invece Paolo Corallini Shihan a presentare diverse tecniche applicate sull’attacco di ushiro katate muna dori, cogliendo l’occasione di rimarcare la necessità di porre attenzione alla posizione di tori quando dà inizio all’azione e ribadendo che – a dispetto di una errata lettura della didattica del Takemusu Aikido Iwama Ryu – nella pedagogia di Saito Morihiro Shihan sono ben presenti non solo le fondamentali tecniche in kihon, ma anche diversi livelli di kinonagare. Nella esposizione delle tecniche è stata anche evidenziata la differenza tra l’azione del muna dori e quello dello shime, e le diverse progressioni necessarie in base al momento in cui tori esegue la tecnica ed alle azioni che uke mette in atto.

L’ultima parte della sessione pomeridiana è dedicata alle kaeshi waza, tecniche riservate e raramente insegnate pubblicamente, a cui tradizionalmente era riservato poco spazio (e spesso ancor meno spiegazioni!) se non in presenza di studenti fidati e con un sufficiente livello di esperienza. Come in altre occasioni quindi, l’insegnamento di Paolo Corallini Shihan offerto in aderenza alla sua vera e propria missione di preservare il patrimonio tecnico del Takemusu Aikido Iwama Ryu che ha accettato di fronte al letto di morte di Saito Morihiro è stato oltremodo prezioso, consentendo a molti dei presenti di vedere e sperimentare per la prima volta tecniche avanzate e molto particolari che, non casualmente, hanno visto la pratica partire proprio dai kaeshi waza applicabili su shomenuchi ikkyo.

Termina anche la sessione pomeridiana del sabato, è tempo degli esami di passaggio di grado, sostenuti con molto impegno dai vari candidati di fronte a ben tre commissioni. L’esito sembra positivo per tutti ma – come da tradizione – la proclamazione ufficiale ci sarà solo domenica al termine del seminario.

E’ l’ora del party, occasione conviviale organizzata in un ristorante nei pressi di Osimo; lunghe tavolate in cui si chiacchiera con vecchi e nuovi amici, in cui il mudansha incontra senpai e sensei, in cui i kanpai si susseguono e il piacere d sentirsi parte della grande famiglia dell’Aikido è particolarmente tangibile.

Domenica mattina si torna sul tatami, è tempo di Aiki-ken ed anche in questo caso Francesco Corallini Sensei comincia la sessione con i sette suburi e la analisi di alcuni happo giri collegati alla esecuzione dei primi tre suburi.

Si passa poi alla sessione dedicata ai ken awase, preceduta dalla avvertenza che lo scopo di questa pratica non è quella di dare vita ad un mero combattimento ma piuttosto di cercare di muoversi in sintonia (fisica, e non solo!) con il partner. Dopo la pratica dei migi e hidari ken awase, con la spiegazione dei vari movimenti dei due praticanti e la successiva spiegazione degli altri due ken awase compresi nel programma di base richiesto per l’esame di shodan, si è passati alla pratica di altri ken awase, che prevedevano diverse azioni di uke tachi a partire dallo stesso attacco portato da uchi tachi, effettuato con uno yokomen e uno gyaku yokomen.

L’ultima parte della sessione domenicale, a cura di Paolo Corallini Shihan, è dedicata alla pratica dei kumitachi e del ki musubi no tachi, accompagnati ancora una volta dall’invito a considerare gli esercizi anche nella loro valenza marziale ed a curare tutti i dettagli relativi a posizione, distanza, velocità e kime necessari per dare sostanza alla pratica.

Una particolare attenzione è stata dedicata al quinto kumitachi, di cui sono stati mostrati i quattro henka di base, due che si concludono con una tecnica di tai jutsu e due con una tecnica di spada, ancora una volta rimarcando la necessità – sopratutto per gli insegnanti – di ricordare non solo la corretta esecuzione dei movimenti ma anche il significato dei termini, la simbologia ed i principi contenuti nei movimenti stessi.

Siamo oramai alla fine del seminario, alla proclamazione dei risultati degli esami sostenuti il giorno precedente (tutti promossi, per la gioia dei candidati e la soddisfazione dei loro insegnanti), si unisce l’annuncio della concessione suisenjo del rokudan a Paolo Biondi Sensei, a Said Sebbagh Sensei ed a Carlo Van Parys Sensei per il loro costante lavoro di promozione del Takemusu Aikido, a cui è seguita la consegna a Andy Hathaway Sensei del documento ufficiale del Doshu con la nomina a Shihan.

E’ il momento dei saluti e degli abbracci; si ringraziano i maestri e i compagni di pratica, si piegano le hakama, si smonta il tatami e ci si dà appuntamento al prossimo seminar, mandando a memoria gli insegnamenti ricevuti  e serbando nel cuore il ricordo dei bei momenti appena vissuti.

By admintaai

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