Dopo alcuni anni di assenza, Roma torna ad ospitare un seminario di Takemusu Aikido e la risposta dei praticanti sottolinea il successo della iniziativa.
Il koshukai, patrocinato dalla Takemusu Aikido Association Italy ed organizzato dalla Aikido Seishinkai Ostia presso la Jem’s Sport e Fitness di Casal Palocco a Roma, è stato diretto da Francesco Corallini Sensei, coadiuvato da Paolo Biondi Sensei e Riccardo Canavacci Sensei, senpai della TAAI.
Oltre una quarantina i partecipanti, provenienti sia dall’estero che da diverse regioni d’Italia – dal Piemonte alla Sicilia, passando per Campania, Calabria, Puglia e Umbria – i partecipanti al seminario si sono impegnati in un programma che ha spaziato – come da consolidata tradizione – dalle tecniche armate a quelle a mani nude, affrontando tanto i fondamentali che le applicazioni meno note, illustrate con dovizia di particolari e didattica puntuale da Francesco Corallini Sensei.
Sabato mattina è il momento dello Aiki ken; dopo un graditissimo benvenuto a base di caffè, torte e biscotti predisposte dagli organizzatori il keiko parte con i suburi, che rivelano come sempre – tanto ai principianti quanto ai più esperti – sempre nuovi particolari da approfondire e curare. Si passa poi agli happo-giri, tagli in otto direzioni eseguiti applicando la stessa dinamica dei sette suburi prima praticati, in una concatenazione didattica che ha permesso anche a chi da poco calca il tatami di affrontare un esercizio tanto apparentemente semplice quanto profondamente significativo che – non a caso – è compreso nel programma di esame per il grado di sandan.
“Scaldati i motori” si passa ai ken awase, prima con i classici migi e hidari e poi con altra decina meno conosciuti, che Francesco Corallini Sensei ha proposto attingendoli dalla ampissima testimonianza lasciata da Saito Morihiro Sensei.
Continuando nella progressione didattica, è il momento del primo kumitachi, anche in questo caso sviscerato prima nella sua forma di base e poi nelle sue variazioni canoniche che vedono la conclusione dell’esercizio sia con una tecnica di tai jutsu che armata. Anche in questo caso, non sono mancate utili indicazioni sulla nomenclatura delle tecniche, su come “annunciare” l’esercizio e predisporsi alla esecuzione e la piccola notazione storica che ricorda come del Dojo di Iwama fosse questo il solo esercizio di Aiki ken che il Fondatore insegnò per circa tre anni a Saito Sensei ed agli altri praticanti, a riprova del suo fondamentale valore per la progressione in questo particolare aspetto del Takemusu Aikido.
A concludere la prima sessione di pratica mattutina, alcuni esercizi di ken no riai, in cui uketachi affronta e neutralizza l’attacco di due uchitachi posti rispettivamente alle spalle e di fronte a lui.
Pausa pranzo in un ristorante nei pressi del luogo di pratica e spazio – oltre che alla buona cucina – a chiacchiere e risate con nuovi e vecchi amici, per ritemprare al meglio corpo e spirito in vista della pratica pomeridiana che comincia, come da prassi, con il katatedori tai no henko ed il morotedori kokyuho, anche quest’ultimo analizzato alla luce della spiegazione sul perché uke afferra in questa maniera il braccio di tori.
Il pomeriggio vede sul tatami una approfondita analisi delle principali regole di etichetta e galateo, da tenere sul tatami e fuori, presentata da Riccardo Canavacci Sensei – autore del manuale “Dojo e Reigi” di cui abbiamo parlato qualche tempo fa. Da come portare le armi a come salire sul tatami, da come disporre gli zoori all’esterno dalla materassina a come chiedere scusa per un nostro errore, domande e curiosità hanno trovato grazie a Riccardo Sensei una spiegazione chiara ed esaustiva, contribuendo anche a sfatare più di qualche “leggenda metropolitana” ed evitando per il futuro – in particolare ai meno ai meno esperti – qualche involontaria (ma non per questo meno grave) gaffe.
prosegue con un programma che analizza prima tecniche su attacchi in presa ed a seguire su attacchi in percossa, in maniera da sviluppare una progressione didattica in cui sviscerare principi di liberazione da presa prima e di gestione di tempo e distanza poi.
Su attacco ushiro ryotedori quindi si è lavorato analizzando una modalità di kokyu-ho per poi passare alla applicazione di ikkyo omorìte, nikyo ura, juji nage, kaiten nage, kote gaeshi e kokyunage, terminando poi con la appricazione di un ikkyo furui henka.
Una breve pausa per tirare il fiato e bere un po’ d’acqua, poi si passa ad applicare diverse modalità di iriminage – tanto in kihon che in kinonagare – su attacco yokomenuchi, concludendo infine la sessione con il classico ryotedori kokyu-ho in suwari.
Domenica mattina è tempo di Aikijo, e dopo i suburi ed i canonici 31 e 13 kata è tempo di jo awase. Ad essere presi in esame in particolare il quarto ed il settimo della serie compresa nel programma tecnico di esame della TAAI; dopo la loro esecuzione in dankai tekini e awase spazio ad alcuni henka, in cui lo tsuki finale lascia il posto a gyaku-te, kubishime con proiezione e kaiten barai.
Arriva il momento del roku no jo, introdotto – anche in questo caso – da una breve illustrazione storica e da una dettagliata analisi della sua progressione didattica, nel corso della quale i movimenti successivi al primo si uniscono in un unica tecnica che via via mette insieme difesa e contrattacco. Dalla sequenza in cui i sei movimenti iniziali diventano quattro Francesco Corallini Sensei prende spunto per proporre la pratica di una decina di variazioni, in cui i ruoli di ukejo e uchijo trovano modo di esprimersi in una sequenza di attacchi, parate e contrattacchi che hanno consentito ai presenti di sviscerare non solo una coinvolgente pratica fisica, ma una altrettanto interessante analisi delle interazioni tra i partner.
Arriva l’ora dei saluti finali, preceduti dalla proclamazione dei risultati degli esami di Shodan sostenuti con successo da tre allievi del Morihiro no Dojo di Napoli diretto da Paolo Biondi Sensei; dopo i complimenti ai neo promossi il doppio battito delle mani segna il termine di questo koshukai. E’ tempo di saluti e arrivederci, di ringraziamento con i partner di pratica e di gratitudine verso i Senpai per la loro attenzione costante e puntuale, si prendono accordi per rivedersi su qualche altro tatami, si salutano gli amici vicini e lontani, si piegano le hakama, si ripongono jo e ken nella sacca e si custodiscono nel cuore e nella mente gli insegnamenti ricevuti e le emozioni provate.