Cronache da un seminario: Solferino, 27 – 28 aprile 2024

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A cura del M° Carlo Caprino

Ci sono molti motivi per partecipare ad un seminario di Aikido: il desiderio di imparare nuove tecniche o di migliorare la conoscenza di quelle già apprese, visitare nuovi luoghi, stringere nuove amicizie e ritrovare vecchi compagni di pratica sono solo alcune di queste.

Poi ci sono gli eventi speciali, gli anniversari, le ricorrenze; momenti non più importanti di altri ma che in un certo qual modo costituiscono come delle pietre miliari che incontriamo sulla Via che percorriamo.

Un evento speciale

Nell’ultimo fine settimana di aprile, presso il Lago di Garda Takemusu Aikido Dojo di Solferino, si è tenuto un seminari in commemorazione della morte di O’Sensei diretto da Paolo Corallini Sensei.

Tanti i partecipanti accorsi, provenienti da tutta Italia (Sicilia e Puglia comprese) e dall’estero, con aikidoka sloveni, tedeschi ed austriaci presenti a suggellare i legami che animo la grande famiglia del Takemusu Aikido.

Come in ogni seminario, la opportuna e necessaria ripetizione delle tecniche di base è stata affiancata da proposte didattiche nuove e coinvolgenti, in grado di restituire a ciascun partecipante – dal neofita con pochi mesi di tatami alle spalle sino allo yudansha dalla pratica pluritrentennale – un ricco contributo di conoscenza ed emozioni.

Aiki-jo, per cominciare

Sabato mattina, come da tradizione, il koshukai è cominciato con la pratica dello Aiki-jo. San-ju ichi no jo kata per scaldare i muscoli e sciogliere le articolazione ed a seguire la serie dei sette jo awase di base, mostrati spiegati da Paolo Corallini Sensei, che ha ricordato come questi siano stati mostrati per la prima volta da Saito Morihiro Sensei nel corso di un seminario svoltosi a Copenaghen nel 1992.

E’ stata questa l’occasione per spiegare ancora una volta perché questa serie di esercizi – pur essendo particolarmente utili per apprendere e migliorare le tecniche dello Aiki jo – non siano stati inseriti da Saito Morihiro Sensei nei cinque mokuroku che tradizionalmente comprendevano il curriculum tecnico di base delle buki waza.

Dopo una breve pausa, la pratica è proseguita con una nutrita serie di jo awase henza, accompagnati dalla considerazione sulla importanza di conoscere il significato dei termini giapponesi utilizzati per descrivere le tecniche e dalla raccomandazione a non mescolare improvvidamente le tecniche di base, quelle avanzate e le relative variazioni, rivolta a insegnanti e allievi da Paolo Corallini Sensei.

La mattinata è poi continuata con la pratica degli esercizi individuali di zengo tsuki, shiho tsuki e happo tsuki, anche in questo caso corredati dalle necessarie indicazioni tecniche e dalla evidenziazione delle similitudini e differenze rispetto alla pratica delle tecniche di zengo giri, shiho giri e happo giri presenti nel curriculum tecnico di Aiki-ken.

Se mai fosse possibile, la pratica sale ancora di livello e Paolo Corallini Sensei conclude la mattinata con i dieci kumi-jo di base e i rispettivi henka, terminando la sessione con l’invito ai presenti a riflettere sul significato e sulla importanza – non solo tecnica – dei kumi jo no henka.

Tra kiai e kampai

Si ritorna sul tatami nel primo pomeriggio, dopo la pausa pranzo. Prima della pratica si è svolta la assemblea dei soci della Takemusu Aikido Association Italy, che ha approvato il rendiconto economico del 2023 e si è confrontata sugli aggiornamenti del regolamento in merito ai requisiti richiesti per la ammissione agli esami di graduazione Dan.

La sessione pomeridiana è come sempre dedicata al tai jutsu, e come sempre si comincia con katatedori tai no henko e morote dori kokyu ho. Il filo conduttore della mattinata è stato ripreso anche nel tai jutsu, e le tecniche di base si sono alternate a quelle più avanzate e così – ad esempio – dopo la pratica del morote dori kokyu ho dai ni in kinonagare ha evidenziato il collegamento con il secondo livello del gaeshi waza di shomenuchi ikkyo.

Ancora shomenuchi protagonista, con la pratica degli shihonage in omote e ura, accompagnati dalla puntualizzazione delle differenze nella entrata nei due casi e dalla importanza del kuden che invita ad eseguire shihonage ura con il kimochi di tagliare un avversario alle nostre spalle, esempio reso ancora più chiaro con l’impiego di un bokken e di un secondo uke.

L’occasione è stata propizia per ribadire che nel corso della pratica non dobbiamo vedere nel partner un amico o un compagno ma immaginarlo come un avversario, per entrare nell’ordine di idee di sottomettere l’avversario invisibile che rappresenta la nostra parte oscura, con il fine di realizzare il famoso kuden “Masagatsu Agatsu” del Fondatore.

Shihonage ancora protagonista sul tatami, questa volta applicato su attacco yokomen, con un richiamo alla modalità della parata, che O’Sensei ha codificato ispirandosi ad un kata di Iaido. Dal fronte al retro, ancora shihonage ma su attacco di ushiro ryote dori, e anche qui Paolo Corallini Sensei è stato prodigo di consigli e approfondimenti, spiegando ad esempio come Tori offre le mani a Uke, il motivo per cui deve portarle vicino al bacino dopo che sono state afferrate e  perché deve eseguire furikaburi al momento in cui inizia l’esecuzione della tecnica.

Energia e impegno hanno continuato a caratterizzare l’intenso pomeriggio di pratica: alcuni katame waza da kosa dori e analisi dei kaeshi waza ancora da yokomenuchi shihonage sono stati i protagonisti dell’ultima parte della sessione, che dopo shihonage applicato su ninin dori si è conclusa con il classico kokyunage da ryote dori in suwari.

Prima della fine però, un momento di riflessione e raccoglimento con l’ascolto della voce di O’Sensei Ueshiba Morihei che recita un norito, nome con cui nello scintoismo sono indicati dei discorsi solenni di carattere magico.

Terminato il keiko e pulito il tatami, le materassine hanno accolto stuoie e stoviglie per un party in stile giapponese che ha piacevolmente sorpreso tutti i partecipanti, che non hanno lesinato i kampai.

Ken awase, forme antiche per guardare al futuro

La domenica mattina è tempo di Aiki-ken, e dopo i classici ken awase compresi nei programmi tecnici attualmente in vigore, Paolo Corallini Sensei ha proposto la pratica dei sette ken awase originariamente insegnati da Saito Morihiro Sensei negli anni ‘60, evidenziando quanto poi questi siano stati modificati per una maggiore sicurezza dei praticanti e quanta parte abbiano poi avuto nella elaborazione dei kumi tachi e delle altre forme oggi praticate.

La seconda parte della sessione domenicale si è poi concentrata sui ken tai jo ed i relativi henka, impegnando tutti i presenti in quella che è – per certi aspetti – la pratica che riassume e rende evidente il principio del “ken tai jo onaji desu”.

Un appuntamento con la storia

Come sempre accade in questi casi, il tempo è volato e ci si è ritrovati al saluto finale stanchi nel fisico ma ritemprati nell’anima per la sempre elevata caratura tecnica della pratica e per l’affetto che lega i membri di questa famiglia allargata.

Un doveroso ringraziamento va ovviamente a Paolo Corallini Sensei per i suoi illuminanti insegnamenti, agli Uke che hanno contribuito alla illustrazione delle tecniche ed ai Senpai che hanno guidato i meno esperti nella pratica.

Nota di merito a Francesco Barreca Sensei ed a tutti i membri dello Lago di Garda Takemusu Aikido Dojo per la impeccabile organizzazione e la accoglienza di tutti i partecipanti, che hanno trovato dentro e fuori dal tatami il clima ideale per una pratica coinvolgente ed entusiasmante.

By admintaai

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