Cronache da un seminario: 14 e 15 gennaio, II° Mudansha Kangeiko a La Loggia (TO)

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Anche quest’anno, a gennaio, Francesco Corallini è tornato in Piemonte per dirigere un seminario, patrocinato dalla TAAI, dedicato agli insegnamenti di base per i gradi kyu, prevedendo – come da tradizione – sessioni dedicate sia alla pratica del tai-jutsu che delle buki waza.

Un seminario che rispecchia in pieno il detto latino “nomen omen”, con cui si esprime l’idea che nel nome di una persona, una città o un oggetto siano contenute le sue qualità. In questo caso infatti, il seminario è presentato come “ Mudansha Kangeiko”, ovvero un seminario invernale (kangeiko) con un programma pensato per i praticanti che non abbiano ancora conseguito il grado di Shodan.

Come in ogni aspetto dell’Arte, anche in questo caso la pratica ha profonde radici filosofiche e spirituali; con il termine “Kangeiko” si indica appunto “la Pratica al freddo”, ovvero sessioni di allenamento svolte nelle ore e nei giorni più freddi dell’anno, Con il termine “Kan” infatti si indicavano i trenta giorni dell’inverno in cui le temperature erano più rigide, nel corso dei quali venivano recitate le preghiere al Buddha, prima che si levasse il sole, nelle ore più fredde della notte.

Una simile pratica richiede determinazione e forza d’animo per essere affrontata, qualità che si vogliono far emergere nei praticanti ad un kangeiko al fine di consentire loro di affrontare al meglio il loro addestramento, obbiettivo ancon più auspicabile quando sia rivolto a chi è all’inizio del suo percorso formativo, come appunto i mudansha.

Il kangeiko – giunto quest’anno alla sua seconda edizione – è stato organizzato da Fulvio Panero Sensei, con la fondamentale collaborazione dei deshi del Fudoyama Aikido Dojo e di Stefania Flesia, loro Senpai, e si è svolto presso il Dynamic Dojo di La Loggia,  che ha ospitato alcuni dei più importanti eventi marziali degli ultimi decenni; un vero e proprio “tempio” dell’Arte in provincia di Torino, un tatami ricco di storia che ha emozionato anche i praticanti più esperti, a partire da chi ha diretto il seminario nei suoi vari momenti.

Uno degli aspetti importanti di questo evento è l’idea di dedicare un seminario agli insegnamenti di base per i gradi kyu; c’è chi storce un po’ il naso quando una sessione di pratica comincia con i suburi e c’è chi sa bene che “un passo indietro può aiutare a mettere meglio a fuoco l’orizzonte”; tanto che anche quest’anno il Mudansha Kangeiko ha visto la partecipazione di molti yudansha, consapevoli della importanza di ripassare le fondamenta dell’Arte, unico modo per progredire realmente nel cammino. Una presenza nutrita ed entusiasta, che ha permesso di fatto ad ogni mudansha di poter praticare in coppia con uno yudansha, che ha assunto un po’ il ruolo di tutor e guida tecnica del suo partner.

Come da tradizione, sabato mattina la pratica è cominciata con le buki waza, ed in particolare con lo Aiki-jo: ha aperto la sessione la serie dei venti jo suburi, si è poi passati al kata 31,  alla sequenza composta da 32 movimenti che conteneva “in nuce” il san-ju-ichi no jo kata  per terminare con la pratica degli zengo, shiho e tsuki, tutti analizzati nei loro specifici particolari tecnici e dettagli esecutivi.

La seconda parte della mattinata è poi proseguita con la pratica di alcuni jo awase, analizzati cone modalità applicativa dei principi contenuti nei jo suburi, con un focus particolare sulla esecuzione dello hasso gaeshi tsuki.

Conclusa la prima sessione, arriva la pausa pranzo, per poi riprendere con un altro, interessante momento di pratica condivisa e partecipata; parte fondamentale dell’addestramento all’Aikido è la pratica delle ukemi, indispensabili per la propria ed altrui incolumità e così il Mudansha Kangeiko ha offerto una sessione didattica extra diretta da Francesco Claudio Cipolletta e dedicata allo studio delle cadute, durante la quale è stata analizzata la corretta attitudine di uke, le modalità di esecuzione delle cadute di base e gli esercizi a coppia per affrontare in sicurezza le tobi ukemi. Un focus indispensabile per chi si approccia a questa pratica così particolare, ma altrettanto utile per gli  insegnanti, che hanno potuto sperimentare una didattica efficace per poter istruire  con profitto e sicurezza gli allievi del loro Dojo.

La sessione pomeridiana è poi proseguita ancora sotto la guida di Francesco Corallini Sensei, con la pratica delle diverse katame Gaza e dello shihonage a partire da un attacco yokomen-uchi; un momento in cui tecnica ed energia hanno ancora una volta unito e coinvolto tutti i praticanti, indipendentemente dal grado e livello di esperienza, costituendo anche un efficace antidoto contro le rigide temperature invernali che hanno caratterizzato la giornata.

Per concludere, un altro focus importante sul koshinage, analizzato nelle sue fasi tecniche con particolare attenzione alle corrette modalità di gestione dell’attacco e approccio al caricamento, in modo da consentire una esecuzione sicura ed efficace di questa tecnica così particolare, tanto spettacolare se ben eseguita quanto pericolosa se non affrontata correttamente.

Terminata la prima giornata di pratica, spazio al party, momento conviviale in cui ci si ritempra dalle fatiche, si stringono nuove amicizie e si rinsaldano quelle vecchie mentre ci si scambia impressioni e  consigli sulla pratica appena svolta, il tutto favorito dalla accoglienza della tipica locanda piemontese che ha coccolato gli ospiti con deliziosi manicaretti, tra cui un ottimo brasato ad Barolo ed un gustoso vitello tonnato.

Domenica mattina si è tornati sul tatami per la terza sessione di pratica, ed anche in questo caso – come da tradizione – si è cominciato con i sette suburi di ken, per passare alla loro applicazione nella pratica di zengo, shiho e happo giri. Spazio poi ai ken awase, con un ampio spazio dedicato alle applicazioni del settimo suburi – tecniche meno conosciute da buona parte dei presenti, che hanno avuto così l’occasione di “toccare con mano” la progressione tecnica e la coerenza didattica della pedagogia trasmessa da Saito Morihiro Sensei. In finale di sessione, tutti coinvolti nella pratica del ken no riai, in cui un singolo Uke-tachi afronta l’attacco di due uchi-tachi disposti specularmente, una situazione che ha consentito ai presenti non solo una proficua pratica tecnica ma anche una riflessione sugli aspetti simbolici e sugli effetti emotivi di questa pratica che – di fatto – segna il livello più elevato del programma di base dello Aiki-ken.

Stanchi, soddisfatti e anche un po’ sudati, nonostante le temperature invernali; tante cinture bianche e tante hakama, quasi una cinquantina di praticanti provenienti da diverse regioni d’Italia e dall’esteroche si sono uniti in una pratica intensa e coinvolgente diretta da Francesco Corallini Sensei, che ha fornito numerosi spunti di miglioramento sia a chi ha appena cominciato a calcare il tatami ed ha coinvolto anche chi ha qualche decennio di timbri sul suo budopass.

Appuntamento a gennaio 2024, perché… non c’è due senza tre!

A cura di Carlo Caprino

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